30 marzo 2014

Però, son soddisfazioni

Lo sapete: l'Orbettino è in crisi. Insomma, in letargo sindacale.
Tuttavia...

...Tuttavia, mi dispiace lasciar morire questo bloggonzolo. Se mi scusate la parentesi personal-sentimentale, mi sono affezionata a questo angolino, come pure alle quattro-persone-quattro che lo leggono.

Quindi, per dargli ancora un po' di fiato, tiriamo fuori un attimo l'Orbettino -non esattamente entusiasta- dalla sua tana e diamogli una sprimacciata. 
Come con i cuscini del divano, in primavera.
Giusto per fargli prendere un po' d'aria.
Poi, lo lasceremo tornare al suo letargo sindacale abusivo e fuori stagione.



Mi rendo conto che questo post andrà un po' sull'acidino, contrariamente allo spirito orbettinesco che è -vorrebbe essere - giocoso e bonario come il suo cuoricino.

Ma l'ho già scritto altrove: è un periodo così così e si fa quello che si può... prima o poi il sereno tornerà, no? Non può piovere per sempre... E poi cercate di capire anche il nostro amico, poraccio: tirato fuori a forza dalla tana, così per la coda, mentre se ne stava beato a godersi il letargo del giusto...

Delle due motivazioni appena addotte, una è vera.

Indovinate un po' voi.



***




Bene. Parliamo di una caratteristica femminile molto comune. Perlomeno, comune per coloro che hanno il privilegio di ospitare, nel loro labirinti mentali, un complesso di inferiorità con le spalle così larghe che l’Incredibile Hulk inquaqquato nero (anzi, inquaqquato verde) al confronto è un Teletubby: il rapporto ambivalente con i complimenti.

Ossia: quando te ne fanno, si risveglia tutto un coro di amabili vocette interiori. Avete presente i topini della Cenerentola Disney, quando cantano 

“Cenerella, Cenerella / sempre in moto / Cenerella”

con quelle vocine tutte topinose? Ecco: uguale. Solo che queste sono più sul: 

“seee, certo, figuriamoci”, “uh, che esagerazione!”, “ nooo, lo dice solo per gentilezza” “GENTILEZZA UN -BIIIIIP!!!! TE LA DO IO, LA GENTILEZZA! DOVE VUOLE ARRIVARE, QUESTO, EH? DICO: DOVE VUOLE ARRIVARE??????”

(Quest’ultima, come avrete intuito, non era esattamente un’amabile vocina topinosa, ma l’Incredibile Hulk-complesso di inferiorità di cui sopra,entrato in scena con la garbata delicatezza che sempre lo contraddistingue)

Ma se non te ne fanno; se arriva un giorno, o periodo della vita, carente di complimentose mezze bugie, diciamolo: ci resti malissimo.


Due categorie di complimenti, però, direi che è comunque legittimo non apprezzare.


Uno: quelli riferiti ad ipotetici fantasmagorici colori che, a meno che tu sia un miominipony, i tuoi occhi non hanno, non hanno mai avuto e non avranno mai . Quando il furbo di turno decanta il bellissimo verde acquamarina cangiante dei tuoi occhi GRIGI, e tu rimpiangi di non esserti fatta con quella bella plastichetta adesiva che va nella stampante del pc un adesivo con la scritta "FIRST PRIZE E PREMIO SPECIALE DELLA CRITICA - DALTONICO DELL'ANNO, YEAH!" con cui decorare all'istante la fronte del tizio.


Due: quando ti dicono che "hai l'aria tanto dolce". Senza assolutamente rendersi conto che lo stanno facendo proprio mentre tu, inquaqquata come una biscia perchè, per esempio (è successo qualche giorno fa), volevi fare una passeggiata in collina immersa nei tuoi pensieri, ed invece la stai facendo immersa in quelli di un tipo mai visto prima che ti sta piacevolmente intrattenendo con un breve corso di Storia dell'Universo con annesso master in Teoria Dei fatti Suoi e tesi in Robe Che Non Interessano A Nessuno), stai cercando in tutti i modi di comunicare in modo non verbale tutto il tuo seccatissimo fastidio, e in quel momento in particolare stai facendo del tuo meglio per emettere fumo dalle orecchie. 
Non nel senso che stai fumando una sigaretta e cerchi di indirizzare il fumo della stessa in un modo comunque anatomicamente alquanto improbabile, a meno di sacrificare alla causa due timpani innocenti. No: proprio nel senso che stai cercando di indurre, con la sola forza del pensiero, un qualche bizzarro fenomeno di autocombustione interna controllata che ti permetta di trasformarti all'istante in una versione appena un po' meno teneruccia del piccolo Grisù buonanima, che il tocco della variante "dalle orecchie" renderebbe molto più d'effetto.

Che le fiamme dal naso le sa fare anche il drago più sfigato, dai.


***



Però.



Però, ammettiamolo: alcuni complimenti, invece, sono soddisfazioni.



Lo sono stati, per esempio, due che non dimenticherò mai.








***

Uno. Si guasta il termostato del frigo. Telefoni ad un tizio dell'assistenza, dicendogli "Buongiorno. Ho il frigo da riparare, si è guastato il termostato". Arriva a casa tua un tipo abbastanza strano, ti chiede "qual è il problema?" e tu ribadisci "Il termostato del frigo". 

Lui va.

Apre.

Guarda.

Valuta.

Cogita.

Medita.

Pondera.



Dopodichè ti fissa con lo sguardo superiore dell'UOMO (Homo Tecnologicus Et Superior) che sta per illuminare la povera e inconsapevole donzella (Fanziulla Deficiens) in difficoltà e periglio con qualche briciola del suo immenso sapere, assume un'espressione intensa e pensosa che manco un neurochirurgo prima di un arditissimo trapianto di cervello da criceto ad umano (anzi da umano a criceto, perchè quelli da criceto ad umano da quanto si vede in giro già li fanno, e pure spesso) (e ve l'avevo detto che oggi siamo acidini) e, facendo scendere ogni parola da altezze per te inimmaginabili, ti dice:


"E' IL TERMOSTATO".




***

Ma va'?


***


Comunque, si parlava del complimento.

Il complimento arriva quando costui, informatosi sull'età del pazien... ehm, elettrodomestico, e sentitosi rispondere "tredici anni" (era di mia nonna, passato a me da pochi mesi) ti guarda come vedendoti in quel momento per la prima volta. 
Con sincera ammirazione.
E, ne sono quasi sicura, improvviso, profondo rispetto. 
E ti dice: 

"TREDICI ANNI???? Ma... ma.. Complimenti!"



Ora, davvero: puoi essere in un periodo no. La tua autostima può aver preso tante di quelle batoste che hanno sospeso l'incontro per KO tecnico. Ma un complimento così, gente, ti riconcilia con te stessa e con il mondo.




***



Due. Dal dentista. Ottimo medico, nonchè amico storico dei tempi dell'università. Visita di controllo; tutto ok. 
"Sai, mi ha fatto proprio piacere vederti; vorrei farti un regalo", 
dice ad un certo punto. 
Ma guarda. 
Prosegue:
"Ma cosa? Mmmmm..." 
(modalità dentista meditabondo - ON).

Intanto, si guarda attorno nello studio. Ora, conosco bene il soggetto, nonchè una sua certa appena accennata tendenza alla stravaganza. Quindi a quel punto tra me e me mi auguro che non mi offra una bellissimissima  scatola di mascherine chirurgiche ancora quasi intera, o cerchi di rifilarmi il piranha imbalsamato buonanima che tempo fa, vivo e vegeto, pinnava e piranhava  in apposito acquario e ora, passato a miglior vita e miseramente retrocesso a soprammobile, ogni tanto risalta fuori su qualche mensola. 
O magari un premolare appena estratto ad un vecchietto di passaggio.



Poi, si illumina:

"Ti regalo UNA RADIOGRAFIA!"



Non senza una certa dose di raccapriccio sto per chiedergli "Di chi?"  (aggiungere un ironico "Uao! Il sogno di ogni donna!" non sarebbe male, ma non oso); poi realizzo che intende farla a me. Dice che sceglie l'unico dente che, in teoria, potrebbe avere dei problemi e vabbè; ha persino senso.





Quindi, vai con l'RX premio.



Giornata fortunata, eh.





Dopodochè, contempla il nerobianco rettangolino, assolve a formula piena il dente che esce dalla prova a testa alta e pure un po' offeso dall'essere stato sospettato ingiustamente, e se ne viene fuori (il dentista, non il dente) con il complimento più bislacco ricevuto in quarangnffgnffft-anni di vita: 

"Aaaahhh! Un osso mandibolare così è il sogno di ogni dentista. 
Con una mandibola così, UN DENTISTA CI PUO' FARE QUELLO CHE VUOLE".




Ora.




A parte che un complimento così una se lo scrive sul diario, se ce l'ha; e se non ce l'ha -perchè non ha più quattordici anni e perchè comunque oggi le quattordicenni sono troppo impegnate a postare su Facciabucco autoscatti in due pezzi con duck face, altro che perdere tempo a scrivere robe su un quaderno, che poi scusa, che senso ha se tanto poi non lo legge nessuno - corre subito a comprarselo solo per poter affidare all'eternità il meraviglioso tributo al di lei fascino.

A parte che l'ultima frase -quella in maiuscolo- mi evoca inquetanti immagini di ipotetici film di serie Z con tizi vestiti da dentisti sadici (per non dire altro) che fanno robe che preferisco non sapere con delle mascelle.

A parte tutto questo, la mia mascella preferisco tenerla nella sua sede, benchè evidentemente egoisticamente sottoutilizzata da un punto di vista clinico.


Sai com'è.


***





E fin qui, parlavamo di soddisfazioni.




Poi, un giorno, succede.
Che queste non arrivino più.




Per esempio...




***





E qui, se pensavate che per questo post avete già dato, in quanto a premessa loffia, ve ne beccate un'altra.

Qualche volta, in montagna, mentre stavo al leggere sotto un pino o farmi i fatti miei, mi era capitato che qualche incauto macchinafotograficomunito chiedesse : ”Scusi, le spiace se insieme al paesaggio inquadro anche lei?” Oppure: “potrebbe andare un momento lì? così ho una persona nella foto,  insieme al panorama”.

Sempre detto in modo molto garbato, discreto; poi, un “grazie” e via.



Be’: a parte che costoro dovevano trovarsi in un momento di parziale annebbiamento mentale o visivo. A parte il vago e mai del tutto superato sospetto che poi a sera, al ritorno al focolare domestico, la foto suddetta venisse presentata ai congiunti con commenti del tipo “Vedi, cara? Tu ti fai tanti problemi; ma c’è chi mette i pantaloni stretti anche se sta moooolto peggio di te” 



“Tommasino! Tommasino! Hai visto cos'ha fotografato babbo oggi? 
Un Barbapapà!”




Però, diciamolo: un pochino, era gratificante.



Fino al giorno in cui…



Sgrunt.



Fino al giorno in cui arrivi con gli sci da fondo ad un piccolo colle panoramico e ti fermi per guardare il paesaggio e scattare due foto (Bugiissima: ti fermi perché i tuoi amici andavano che manco il coniglietto dopato con le pile Duracell, mentre tu, in fondo al gruppo, ormai ti eri rassegnata a farti l’escursione da sola che tanto, con il passo con cui li avevi visti scomparire in ontananza un’ora prima, gli altri in quel momento probabilmente stavano a fotografar trichechi davanti ad un cartello con scritto ”Circolo Polare Artico” ; e allora tanto valeva che evitassi di tirarti il collo e facessi un po’ come cavolo ti pareva. Per inciso, in quegli spot con il malefico coniglietto iperattivo tarantolato che non lo abbatti manco a cannonate e che tra parentesi, se chiedessi agli altri coniglini in difficoltà / arrancanti / annaspanti / cadenti qua e là come d’autunno sugli alberi le foglie in una catastrofe umanit… ehm, conigliaria che stringe il cuore, che cosa pensano del loro compagno fighetto primo della classe là davanti, sono convinta che verrebbe fuori che sta sul - BIIIIP! - alla grandissima a tutti, e ammazza quanto era lunga 'sta subordinata, io ho sempre solidarizzato con i coniglini sfigati a cui tutte le volte rifilano le pile tarocche. Fraternità tra brocchi. Oh.

Ah già,  avevo aperto una parentesi.
Scusate: ora la chiudo.

)

Fatto.



Comunque.



Ero lì da un minuto, quando arrivano due tipi.

No: tipini.

Entrambi uomini, non più ragazzi… giovani adulti, direi, se non suonasse tanto cartello su banco del macellaio.

I classici fighetti.

Non nel senso che fossero particolarmente decorativi dal punto di vista estetico: piuttosto, nel senso che erano illuminati dalla fiera convinzione di esserlo. Così: geneticamente. Abbigliamento da fighetti. Parlata da fighetti. I modi di quelli di città “scesi” in provincia per fare la giornata alternativa (Per inciso, non ho niente contro “quelli di città”. Anzi. E’ solo quando si aggirano con su quell’espressione alla “ma cosa ci faccio io qua che che se ascoltavo il Pucci a quest’ora ero a Cortina”, che li stenderei con una testata alla Zidane. Be’, insomma: ci proverei. Di fatto, più che altro riuscirei a fare loro il solletico, e poi me le prenderei di santa ragione. Ma ne sarebbe valsa la pena. Per la causa, oh.)



A questo evento -l'entrata in scena dei due- seguono, nell'ordine:


1)  Estrazione delle fotocamere (sicuramente fighe anche quelle. Non le ho guardate, ma concesso sulla fiducia).

2)  Rapida ricognizione visiva del territorio.

3)  Rilevamento della presenza, oltre a neve, alberi imbiancati, soavi e soffici nuvolette e montagne in lontananza, pure della sottoscritta.

Che evidentemente non è un albero e come soave e soffice nuvoletta, pur con tutto l'impegno, farebbe abbastanza pena, e per includerla nella categoria “ montagne in lontananza” si dovrebbe perlomeno aver fatto colazione a grappini dopo aver provato a fumarsi tutte le principali erbe locali, incluse venti specie protette a rischio d'estinzione.

E quindi

4)  conseguente richiesta.

Glaciale.

“Vorremmo fare delle foto. SI PUO’ SPOSTARE?”

Nel senso di “togliersi dal campo visivo”.

E pure da qualcos’altro.

Soprattutto da qualcos’altro.

Detto con un tono sprizzante tale gentilezza e calore umano che mentre parlavano scorrevano i sottotitoli:  "Se poi putacaso volesse anche gettaVsi in quel diVupo, libeVandoci così del tutto dalla sua pVesenza, il nostVo gaudio VaggiungeVebbe picchi di puVa estasi".





Sorvoliamo sul fatto che intendevo appunto scattare una fotografia, esattamente come loro, ed ero pure arrivata un attimo prima. E che sarebbe bastato aspettare un momento, perché non è che avessi testè estratto cavalletto, sedia pennelli e colori –quelli ad olio, i più perfidi, che per asciugare ci mettono una settimana, e solo se va di fortuna e l'aria è secca- e mi fossi appena insediata dicendo compiaciuta “Ah! Adesso, per le prossime otto ore, non mi schiodo da qui!” 

Sorvoliamo. Ma “Le spiace togliersi, che ci rovina la foto”…

Ammettamolo: è un colpo duro.





Ora, concentratevi: perchè arriva un piccolo test.

Ossia:

- se voi vi foste trovati in quella situazione, e subito dopo aveste visto e sentito i due immortalarsi ripetutamente a vicenda, raccomandandosi l'un l'altro "Prendimi che si veda anche il Monviso, eh!"

- se il Monviso suddetto si fosse trovato -tapino, negletto e, ahimè, ignorato dai più (ossia, loro)- esattamente DALLA PARTE OPPOSTA

(ma davvero: era, molto in lontananza, a Nord. Ed i campioni, con entusiasmo degno di miglior causa, che fotografavano verso Sud. Ossia curando bene di averlo esattamente alle spalle di chi scattava la foto. E di inquadrarsi pertanto sullo sfondo di un montagnoide generico di vallata diametralmente opposta.)




Bene: voi li avreste avvisati?




Cosa dite?

Sì?

Davvero?

Un passo avanti, prego, per ritirare l'aureola premio.


Anche le alucce, sì sì, per il signore laggiù che ha pronunciato la risposta affermativa con particolare entusiasmo.

No, ci dispiace. No, non le abbiamo bianche.

Solo rosa.

Come sarebbe, "non avete un modello da uomo"?

E che siamo La Rinascente, scusi?

Sì, lo vedo che hanno pure i glitterini tutti sbriluccicanti.

Certo: mica sono cieca.

E allora?

Del resto, per quello che ha pagato, scusi. 

No, non lo so cosa le diranno domani i suoi colleghi in ufficio.

Senta: ora lei si mette le sue brave alucce, che qui non abbiamo tempo da perdere. Che guardi quanta gente c'è in coda per l'aureola, e mica fanno tutte 'ste storie come lei.

E quindi ora lei la pianta e indossa...

Ecco. 

Uff.

No, dico: uno gli fa un omaggio, e questi stanno pure  a sindacare sul color... Cosa dite?

Ah già.

Il test.

Ora devo dire cosa ho fatto, in quella situazione?


Ehm...


Insomma...


Diciamo che non ho avuto cuore di mortificarli facendo notare loro l'errore, ecco.



***

Notina: riguardo al tecnico del frigorifero, l'inizio del dialogo è ricostruito (sono passati anni, non lo ricordo preciso); ma l'illuminante diagnosi "è il termostato" -ovvia fin dall'inizio: non so perchè, ma QUALSIASI COSA succeda ad un frigorifero, è SEMPRE il termostato- era veramente stata pronunciata con un tono manco fosse "è il nervo tricuspidato sternociceroniano che impatta conflittualmente con il plesso autoconclamato quadricaudato gerbilloide". Tutto il resto -il complimento sui tredici anni e tutto il resto del post- è rigorosamente autentico.

4 commenti:

  1. Visto che siamo in tema ti faccio un complimento: io leggo con interesse l'Orbettino non solo perchè è spassoso ma anche per le parole nuove che mi fa scoprire. Questa volta "sprimacciata" e "glitterini" (mentre il "nervo tricuspidato sternociceroniano.." so benissimo cos'è e dove si trova), qualche post fa ho fatto mio "purcunando" (tutto attaccato ovviamente).
    Grazie Orbettino anche per questo. Non dico che lo farei leggere nelle scuole, ma ne diffonderei almeno una copia negli studi dentistici.
    Spero proprio che il letargo sia breve.
    Ciao.
    Claudio

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  2. Mi fai morire.
    Anche io ho ricevuto un complimento da un medico, il mio però era il ginecologo. Il quale mi disse: lei ha un utero e delle ovaie perfette, da libro di anatomia.
    WoW!!!! Ho telefonato subito a mamma (autrice insieme a papà delle meraviglie anatomiche) per dirle: quando le tue amiche si vantano della carriera dei propri figli tu ribatti con un bel: ...ma mia figlia ha delle ovaie che potrebbero essere pubblicate su un libro di anatomia!
    Tweety

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  3. Ahem... be' neanch'io avrei avvisati i baldi fanciulloni.... tanto la foto era comunque rovinata dalla loro presenza...

    Bella la scena del tecnico. A me capitò col videoregistratore, "sputava" la cassetta appena inserita; il tizio ci trafficò attorno un bel po' per poi dire che "sputa le cassette. Dev'essere il ... (parola sconosciuta)"

    Sui complimenti: sì fan piacere è che son così disabituata che se me ne fanno uno mi giro per vedere se ho qualcun altro alle spalle

    Grazie Luni, mi regali sempre un sorriso

    Laura Pennydue

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  4. Sarà che oggi (ehm...diciamo da qualche giorno) mi sento solare come un ritratto di E.A. Poe con tanto di corvo nero appollaiato sulla spalla ed occhialini neri photoshoppati, leggendo la descrizione dei simpatici turisti ho sperato ardentemente che la nostra adorabile Orbettina Heidi si fosse tramutata per un attimo in una sogghignante Marylin Manson in doposci ed avesse umiliato senza pietà quei trogloditi. Ma già sapevo che non era successo, l'Orbettina è troppo dolce.
    Pazienza! Resta una sola consolazione: hai corso il rischio di sentirti rispondere con ironica sufficienza che ti stavi sbagliando. E di venire accusata di aver provocato la valanga che ne sarebbe seguita.

    Mi raccomando: è primavera, una bella cura ricostituente all'Orbettino, lo amiamo troppo! E' vero quello che dice Laura, ci regali sempre un sorriso (e tante belle risate) non possiamo perderlo!
    Un bacione :-D

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